Cachemire rosso è una storia moderna, attuale. Due mondi si incontrano: quello frenetico di un a piccola città dell’Italia, Prato e l’altro di un piccolo paese della Mongolia nell’oriente ancora da scoprire dove ogni giorno si devono fare i conti con la forza della natura. Due mondi rappresentati da due donne che, ciascuna nella propria dimensione, stanno affrontando prove decisive. Il coraggio, la tenacia, la fiducia portano le due donne sulla stessa strada dove si incontreranno più volte. Il libro è, per me, scritto bene, ha una narrazione leggera. Bellissime le pagine iniziali che descrivono la dura vita dei pastori mongoli, fatta ancora di tradizioni e credenze antiche, basata sul rispetto della natura e della famiglia. In contrapposizione la descrizione di Prato, città con due universi paralleli che non si mischiano, che non si sfiorano neppure. La Prato cinese i cui abitanti ignorano l’esistenza della Prato del Rinascimento i cui residenti a loro volta sembrano non vedere cosa accada nei laboratori affollati di clandestini che lavorano turni disumani per pagare un riscatto per il passaporto e forse viveri liberi il loro domani. Le due donne si incontreranno nuovamente proprio quando le loro vite sembrano avere raggiunto il punto più basso, quando ormai niente sembra più possibile. Invece, nella semplicità, unite, riusciranno a riprendere un cammino felice